giovedì 28 marzo 2013

ROOM 237 : KUBRICK SULLA LUNA??

Straordinaria visione ancora più sorprendente perchè incontrata per puro caso.
Un documentario sbalorditivo che attraverso una narrazione intensa e suadente pone continue domande sul significato nascosto di "Shining" da parte del genio Kubrick. Un'opera singolare, bizzarra e goliardica allo stesso tempo che sarebbe a mio avviso piaciuta al grande maestro inglese. Domande che pongono dubbi e osservazioni che stimolano la ricerca; cosa vi è di meglio che un documentario capace di instillare prepotentemente la voglia e curiosità di rivisionare con occhio attento l'intero percorso del più grande regista mai vissuto finora? Da vedere ancor meglio dopo "Shining" stesso per screditare o caldeggiare le tesi contenute. Reperibile per ora solo in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Apollo 11 sulla luna passando dalla stanza 237? Affascinante ipotesi...

lunedì 25 marzo 2013

GLI AMANTI PASSEGGERI

A me Almodovar non piace. Lo dico subito per fugare dubbi. Ci sono artisti che al di là della sensibilità aliena alla mia non riescono minimamente a interessarmi; non riescono a darmi in mano le chiavi della loro poetica. Con ciò riconosco l'importanza di questo autore carismatico nella commedia europea degli ultimi venti anni. Dopo gli esordi carichi di erotismo e passione e le opere mature pluripremiate in tutto il mondo, negli ultimi lavori si è fatta strada una stanchezza ripetitiva che sembra vivere di rendita. Ma anche per il sottoscritto che non lo ama, un film con il tocco Almodovar è sempre in qualche modo intrigante, magari in pochi isolati fulminei passaggi, mai banale; ci sono situazioni che pennellano un mondo enfatizzato, barocco ma molto più reale di quello che pensiamo, una sorta di psicoterapia quasi sempre sessuale o almeno del desiderio. Eccoci al punto: questa ultima opera del maestro spagnolo è completamente senza tocco, senza senso, senza bussola come l'aereo in cui i personaggi loro malgrado sono imprigionati. Pare una fotocopia sbiadita e abbruttita di un esordiente che vuole imitare l'inarrivabile mestierante. Campione d'incassi in patria! Poi penso ai nostri blockbuster caserecci passati o ancora in auge tipo "Benvenuto presidente" e finisco per trattenermi da un' ivettiva più dura, più feroce. Imbarazzanti i primi venti minuti basati su battute inerenti a cicchetti e pompini (nel merito un pompino...) presentati con tempi comici soporiferi; segue altra ora ancora peggio con inserti surreali poco riusciti e balletti buoni per una puntata nostrana di Zelig. Seppur colorata anche la regia pare sciatta e demotivata e di questo me ne dispiace; il pubblico plaude ed è un bene in questo momento di crisi ma l'impoverimento culturale anche o forse soprattutto nel ramo commedia continua inesorabile la sua marcia verso il grado zero. A me Almodovar non piace; mi piace però l'idea che ci sia, che abbia una sua arte riconoscibile, coinvolgente per chi l'apprezza, a patto che faccia quello che sa fare meglio anche se magari appannato negli anni. Non accetto che si metta a fare anche lui una marchetta qualunque come questa senza provare un minimo di vergogna. Mi aspetto da chi può il dovere culturale di provare almeno a mantenere una qualità sconosciuta a chi autore non può essere o diventare in questo mondo cinematografico sempre più televisivo, nell'accezione purtroppo negativa del termine stesso. A me Almodovar non piace...

domenica 17 marzo 2013

RE DELLA TERRA SELVAGGIA

Qui di seguito per la prima volta pubblico una recensione scritta non da me, impossibilitato fisicamente a vedere questo film, ma da un caro amico che oltre ad essere un valido critico conosce minuziosamente l'argomentazione trattata. Lo ringrazio di cuore per aver accettato il mio invito, sperando la sua opiniome sia utile a chi segue il blog o semplicemente vuole essere stimolato ad una particolare visione.

"Re della terra selvaggia è un viaggio. Un allucinante viaggio fra gli ultimi. In un delta fangoso, sporco ed inquinato vive un gruppo di derelitti emarginati in un degrado squallido ed indecoroso. In condizioni igieniche del tutto assenti, in un orizzonte di impoverimento materiale e culturale, in cui un sollievo è portato dal solo abuso d’alcol, l’esistenza del gruppo è garantita dalla sola forza di rimanere attaccati alla nuda vita che la loro presenza al mondo ancora sembra testimoniare. Sono corpi che, come bestie, si nutrono di altri corpi, crostacei, pesci (che sanno pescare direttamente con le mani), polli e porci coi quali condividono il medesimo destino. Vivono dei rifiuti di una città che si intravede all’orizzonte e li ignora sino a quando non li percepisce come un pericolo. Solo allora si muove la macchina civile, sorvolando la zona con elicotteri e procedendo a sgomberi forzati. Ma l’emarginazione di quel gruppo di umani non è il risultato di un’incapacità di conformarsi ad uno stile di vita dominante, ma il prodotto di una vera e propria esclusione sociale, una violenza strutturale incivile. E’ solo quando uno dei protagonisti del film subisce un ricovero forzato in ospedale che prende forma un significato profondo della narrazione. Sedato, intubato e spogliato di ogni diritto se non quello di esistere come puro organismo vivente rifiuta ogni tipo di cura, litiga con il personale sanitario ed organizza una fuga per tornare nell’ambiente malsano della palude con i suoi simili. Un’immagine più nitida dell’ospedale come dispositivo di disciplinamento corporeo foucaultiano non poteva essere resa. In quell’ospedale si bada alla sola cura organica senza prendere nella minima considerazione il mondo della vita del paziente e i significati della sua esistenza. Ecco perché diviene preferibile fuggire dalla civiltà e rifugiarsi nella più estrema e miserabile condizione che diviene addirittura preferibile giacché è ancora in grado, nonostante tutto, di produrre narrazioni e di garantire senso umano all’esistenza inventando miti (come quello che lega la loro condizione allo scioglimento dei ghiacci da cui prendono forma temibili animali che un giorno se li porteranno via) producendo significati nuovi e momenti di festa surreali. C’è molta più dignità e compassione nel gesto di cura di una bambina che cura suo padre inutilmente che non nella tecnica ospedaliera che offende la sua persona per tentare di rimuovere la causa organica della malattia dimenticandosi che essa ha chiaramente origine nei meccanismi che producono la disuguaglianza sociale. C’è molta più vita umana nel saluto e nella commemorazione compassionevole del defunto su una pira improvvisata che non nel tentativo biomedico di salvare una vita che non è mai stata compresa. Un film da proiettare in ogni scuola, ma soprattutto, prima di ogni lezione alla facoltà di medicina."

FABIO PETTIRINO


giovedì 7 marzo 2013

IL GRANDE E POTENTE OZ 3D

Sarei tentato di esordire con "C'era una volta Sam Raimi..." ma sarei esageratamente crudele. Quindi? Dopo un inizio promettente condito da un 3D finalmente convincente, profondo e ben utilizzato ci si perde nella noia più fitta nella parte centrale per poi sorprendersi e gioire nel finale scoppiettante in tutti i sensi. Pensando al Raimi che amo un'occasione mancata o piuttosto un anomalo risultato; pensando al prodotto medio di questi grami tempi un'onesta riproposizione di un immaginario forse datato ma con grande stile. Una fiaba troppo favola con continui ammiccamenti e citazioni all'originale, altresì un mondo che vale la pena visitare per alleviare l'insopportabile tristezza di quello reale attuale. Un Raimi in stile Burton con al suo fianco un fastidioso a tratti Franco che fa le veci del peggior Depp. Ma nel finale tutti si riscattano. Tranne la deliziosa Williams che fa scaldare i cuoricini di ogni abitante di Oz e non solo.
Scimmia volante senza lodi, bimba di porcellana sublime, tanto bla bla tedioso
accompagnano il mago dal sorriso beffardo e curioso. Siamo buoni come le migliori fiabe insegnano e ne consigliamo la visione ma ricordandovi che il tocco del papà de "La casa" e di "Spider-man" è quasi annullato nel perfido e inutile gioco fine a sè stesso dell'omaggio a un genere, a un film che ha impressionato il fantasy degli albori. Da vedere con gli occhi del nostro fanciullo interiore...dove cazzo è finito il mio???!!! Vabbè...sipario....bonanotte!