giovedì 13 luglio 2017

THE WAR - IL PIANETA DELLE SCIMMIE

Ape-calypse now.
Il graffito appare due volte nei sotterranei della fortezza mentre un manipolo di primati cerca di architettare un piano di fuga. La grande fuga.
Cesare ha trovato il suo personale colonello Kurtz. Una vendetta che sa di umano ma si dipana come la più classica disputa tra scimmioni impulsivi.
In continuità agli episodi precedenti Matt Reeves conclude la trilogia del reboot dedicato al ciclo degli anni 60 con il botto. Non vogliamo minimamente pensare che in mezzo ci sia stato il deludente se non penoso remake a firma dell'amato fu Tim Burton; peccato di gioventù o inizio della metà oscura di una carriera fin lì promettente se non entusiasmante.
Con poche sbavature ed un equilibrio quasi sempre sentito qui si respira l'aria del Classico. Incipit folgorante che per la prima mezz'ora  presenta i fatti con poche parole e tanta azione; quasi un western. Poi la pellicola vira in war movie con rimandi alle nefaste torture tipiche di belligeranti poco inclini alla diplomazia. Ma con una efficace e sottile narrazione avviene il miracolo di presentare una storia semplice ma con sfaccettature rilevanti se non proprio fondanti. Un cattivo vero ma realistico interpretato al solito da un più che convincente Woody Harrelson; un racconto mai banale ma diretto, senza filtri nè orpelli; un finale catartico, inaspettato, forse desiderato che celebra la speranza e la volontà di rinascere.
Per certi versi personaggi bidimensionali ma specchi del desiderio odierno di massificazione e ritorno al fascismo delle barriere, dei muri, del diverso fino a sacrificare i propri simili. Il fantasma di Koba torna per sancire l'idea di un unione che tormenta il branco di fronte alla cecità degli umani divisi.
Molte storie s'intrecciano sapientemente gettando in un film di genere più di una riflessione su un possibile futuro capace di porre dilemmi morali e domande profonde. Un' azione produce sempre una reazione che forma una spirale di azioni che a loro volta possono soffocare e perdersi in un rivolo o divenire nell'immediato o nel tempo torrente pieno o fiume lento.
In questa basica giostra di emozioni animali quindi umane con linguaggi differenti, verbali, vocali o gestuali la tecnica regna sovrana ancor più che nei due episodi precedenti. Andy Serkis riprende ancora una volta la sua creatura e con uno straordinario motion capture porta alla perfezione un' espressione strabiliante che rende Cesare e le creature sue compagne un tripudio per gli occhi e per il cuore degli spettatori estasiati.
Un'opera letteralmente cinematografica.
Ci sono sempre meno blockbuster capaci di stordire ma nello stesso intrattenere, far riflettere. Un peccato votato al dio marketing che brucia sull'altare della qualità molti possibili progetti che possono arricchire la platea.
Si possono fare molte analisi su questo film in particolare ed ancor più sull'intera trilogia ma sarebbe un peccato rinunciare a godere dell'immaginario cupo, ricercato, dettagliato che ci ha regalato con tanta generosità e convinzione.
Un cinema per il grande pubblico come una volta si faceva; avercene.
Tra i nuovi e vecchi personaggi portiamo nel cuore la parte dolce dell'umanità impersonata dalla bimba adottata e la buffa scimmietta con il piumino che a sua volta rappresenta la curiosa bontà della parte più idealistica degli animali.
Ma ci tocca fare i conti con il nostro personale cuore di tenebra; sinceramente la guerra sembra fuori ma in realtà ci precede, ci sorprende, ci surclassa perchè procede continuamente dentro di noi.
La Natura ci domina prima silenziosamente poi assordante come ultimo giudizio.

"La conquista della terra, che in generale vuol dire portarla via a chi ha una pelle diversa dalla nostra, o un naso un pò più schiacciato, a pensarci bene non è proprio una bella cosa. Ciò che la riscatta è soltanto un'idea.
Un'idea che la sostenga".

Joseph Conrad ( Cuore di tenebra)