giovedì 19 settembre 2013

RUSH

Chi non si ricorda di Richie Cunningham? Veri happy days... Il nostro poi diventa regista, parte in sordina ma acquista pregio e mezzi non partorendo una maestria originale ma difendendosi dietro ad un classicismo senza particolari fronzoli. Il meglio arriva dalle storie vere, già di per sè veicoli di forti emozioni; ecco quindi "A beautiful mind", "Cinderella man" e "Apollo 13" non in ordine prettamente cronologico. Il nostro amico lentigginoso porta a casa il risultato con regie solide, senza sbavature ma anche senza particolari graffi o sorprese. Poi il disastro Dan Brown con un dittico indecente che aizza gli ignoranti cinefili di tutto il mondo dietro ad un thriller soprannaturale risibile e ad una pellicola a giro di ruota. Ed eccoci a commentare il decadere di un simpatico giovanotto ormai stempiato che cerca passione e gloria in una storia sportiva straordinaria, trovando polvere e macchie d'olio sul difficile tragitto. Altro che piste battute da pioggia sferzante o roboanti incidenti che gelano il sangue agli spettatori. Qui si assiste impotenti a scene con un dinamismo sì veloce ma inutile, fino a scivolare in caratterizzazioni splendidamente banali, in primis quella italiana con tanto di Favino doppiato fuori sincro e tifosi della Ferrari provinciali in stato di demenza avanzata. Credo fermamente che questo cinema americano sia il peggio oggi sulla piazza, perchè appiattisce creando macchiette caricaturali di grandi personaggi carismatici con un uso sistematico di montaggi alternati sostanzialmente idioti, livellando in basso l'aspettativa del pubblico medio. Da manuale la scena in cui Lauda subisce i vari interventi mentre incredibilmente ad ognuno di esso corrisponde la messa in onda di un gran premio in cui l'avversario vince recuperando terreno... Materia per una bella fiction targata mediaset o rai. Favino c'è già, per cui si può già risparmiare in casa. O la scena patetica già citata del Lauda in giro per le campagne italiane; robe che girate da noiartri registi italiani sarebbero tacciate di bassa manovalanza da serie Z.



Ma Richie rimane il nostro amico dei bei tempi e per questo gli si può perdonare tutto; con una faccia così d'altronde solo un sorriso ti può strappare.

La pellicola sportiva è di per sè ardua dato che rispecchia in partenza un'emozione già viva alla fonte; replicarla è impossibile, renderla materia inerte è un dono che Howord accarezza e doma. Una materia incandescente trattata con l'estintore ben aperto che tramuta le ferite sul volto, ma soprattutto nello spirito, dell'austriaco in un insolazione di tarda estate. Ridateci "Driven" con il ghigno deformato di Stallone che in un sol boccone mangia la carota del coniglietto Lauda. E ricordiamoci Ron insieme a Fonzie e alla sua splendida famiglia sognante; altri tempi ormai lontani che meglio lasciare ai ricordi.