giovedì 7 giugno 2018

2001:odissea nello spazio

1968 - 2018.
50 anni dopo lo spazio è ancora profondo, irrisolto ed ipnotico.
Milioni di spettatori hanno avuto la fortuna in questo lungo periodo di perdersi dentro il discusso capolavoro di Kubrick.
Non entro minimamente nell'intricato labirinto di possibili spiegazioni alla storia una e trina, dato che ci sono pubblicazioni abbondanti al riguardo. Ovviamente interessante, come d'altronde per tutti i suoi lavori, l'ermetismo del maestro capace di far parlare le sue opere, ponendo riflessioni e dubbi, senza uno stralcio di guida paterna. Un meccanismo affascinante e divenuto purtroppo geniale nel corso degli anni dove invece per il pubblico medio tutto va rappresentato ma soprattutto spiegato per evitare di dover affrontare la costruzione di uno spirito critico da zero o quasi. Non a caso è Nolan ad aver voluto così fortemente questa ennesima digitalizzazione del film per questa data altresì importante e significativa; l'unico regista contemporaneo capace di sposare intrattenimento di qualità, cinema di genere e autorialità supportato dai grandi Studios americani. Che poi il suo omaggio "Interstellar" per il sottoscritto sia in assoluto la sua opera più deludente è un altro discorso ( recuperatevi qui nel blog la mia opinione pronti a demolirmi se ne credete il caso ); solitamente i grandi cadono quasi sempre quando partoriscono la loro ambizione più sognata, cullata, immaginata. Kubrick è un'altra storia, gareggia a sè nei grandi della settima arte e per questo ricordo a tutti che non ha mai vinto un Oscar per i suoi film; era sistematicamente preso in poca considerazione dall'Academy perchè aveva il totale controllo delle sue opere, girate e montate nei suoi studi privati a Londra. Che smacco...
Torniamo un attimo a Nolan; in compagnia di pochi colleghi di peso, Scorsese e Spielberg in primis, difende a spada tratta la pellicola piuttosto che la comoda freddezza del digitale. Ha girato interamente la sua ultima fatica in pellicola 70 mm per dare la possibilità al pubblico di immergersi in un'esperienza ancora straordinaria; ovviamente per le sale attrezzate digitalmente, ovvero la quasi totalità, si è fatto un lavoro di conversione al fine di poter presentare al pubblico il film nel suo giusto formato, quello pensato dal regista.
Per i neofiti il passaggio è il seguente: Nolan crede in un cinema classico e di qualità e quindi decide di abbandonare le pratiche e piccole cineprese digitali per abbracciare le pesanti ed ingombranti strumentazioni per le riprese in pellicola. A livello concettuale sembra mera poetica malinconica; in pratica diventa una vera sfida concreta e produttiva. Il fare cinema serio, impavido, senza paracadute; la sfida fisica di un'idea, l'artigianato di un immagine. Chiedetelo a Coppola per "Apocalypse now" o ad Herzog per "Fitzcarraldo".
Per rincarare la dose il regista inglese decide di abbracciare il formato 70 mm in disuso da decenni sia per costi proibitivi della pellicola sia per proiettori ormai impolverati nei cinema o piuttosto sostituiti o mai installati per calcoli prettamente commerciali. Direi una sana follia del nostro eroe...
Della riconversione digitale in "Dunkirk" ne avevo parlato sempre in questo blog con tanto di lettera della Warner redatta da Nolan stesso dove spiegava agli operatori dei cinema come proiettare il proprio figlio riadattandolo al formato 35 mm ( in uso nella quasi totalità dei nostri cinema italiani ) perdendo ovviamente l'impatto del 70 ma senza rischiare di perdere porzioni di pellicola, quindi snaturare soprattutto il grande lavoro dei tecnici della fotografia.
E Kubrick? Eccoci... Nolan viene prodotto da Warner. Quest'ultima ha i diritti di 2001. Gioco fatto. Chi più di Nolan può mettere mano ad una nuova riconversione del girato del film più famoso di sempre con il plauso di fan vecchi e nuovi? Ed eccoci ad oggi, ovvero alla possibilità di chi ha voluto, potuto, fare un viaggio nuovo, ennesimo, in un'opera senza tempo e senza biglietto di ritorno.
E come Nolan ribadisce ogni volta un'opera cinematografica va vista sullo schermo cinematografico, sua sede naturale, suo strumento di potenza immaginifica. Nel salotto di casa sui nostri 55 pollici ci si può trastullare di sicuro con la nostra soundbar da 5 canali virtuali ma in sala c'è la completa immersione nel viaggio di una vita, altra ma spesso anche nostra, sognata, desiderata, cercata e a volte così tanto agognata.
L'ultimo premio Oscar Del Toro fa fermare sognante davanti ad uno schermo in una sala barocca deserta la sua creatura come abbandono all'immaginifico che ancor oggi pervade lo spettatore di fronte al monolite.
Monolite? Mi ero ripromesso di non interagire con la storia. Ma non posso che prendere questa simbolica e semplice figura per appropriarmene anche io non per ricercarne un significante ma per darne uno a mio piacimento.
Il monolite nero così sontuoso e levigato è lo schermo cinematografico.
Quello schermo che non potrà mai e sottolineo mai essere sostituito da una tv, da un tablet o da uno smartphone. La tecnologia avanza inesorabile ma non c'è magia più grande di abbandonarsi al buio di una sala, qualsiasi sia
, lasciandosi alle spalle ogni altro sè.
Nolan ha levigato con intelligenza l'opera del maestro, pulendo la pellicola senza forzature, lasciando a tratti qualche imprecisione dovuta al fuoco, ribilanciando i colori e riequilibrando la grana. Un lavoro certosino che ha dato i suoi frutti impressionando soprattutto nel viaggio finale verso Jupiter ove alcune scene sembravano girate quasi oggi stesso. Un inno all'amore per il cinema, un vero omaggio a chi ha marchiato così profondamente la settima arte ed in questo caso un genere a cui molti sono affezionati da allora.
Rivedere il grande cinema al cinema.
Questa è la vera novità e sfida che ci aspetta; una delizia che riempe gli occhi e l'anima di fronte alla numerosa offerta deludente di questi anni oscuri.
Personalmente senza dubbio alcuno, aiutato anche dalla relativa vicinanza, ho rivisto il film nella leggendaria Sala Energia del locale Arcadia di Melzo.
Per chi non lo conosce vi rimando al loro sito dove rimarrete meravigliati dalla loro storia, dalla loro passione e soprattutto dai mezzi tecnici messi in campo da "Titanic" in avanti.
Rivisto perchè il Sig. Fumagalli, pater dell'Arcadia, dispone di una copia di 2001 in pellicola 70 mm che saltuariamente proietta per la gioia dei fan; la vidi nel 2001 godendo in maniera inimmaginabile. In questa versione digitale ho goduto della possibilità di entrare nel film e di farmi cullare da un viaggio senza parole.
Kubrick da buon narratore d'immagini usava molto il silenzio, piuttosto che la musica che i rumori per straniare o semplicemente avvolgere nelle immagini lo sguardo dello spettatore; una capacità che rende muti film sonori ma che nel suono trovano vitalità e rinascita in un saggio ed indimenticabile equilibrio.
Strauss, lo stridio del monolite sulla Luna, il respiro affannoso degli astronauti, il desolante silenzio dello spazio profondo.
Lunga vita ai capolavori sullo schermo cinematografico!
Lunga vita alla Sala Energia di Melzo!
Lunga vita a chi come Nolan ama il suo lavoro e si prodiga per quello altrui.
Lunga vita a noi spettatori che dobbiamo superare le nostre pigrizie per accedere ad una sala cinematografica; sembra difficile in questo mondo caotico ma quando si ha la possibilità di farlo, soprattutto per operazioni di questo genere, si rientra a casa sempre con gli occhi pieni di sogni in movimento.
1968 - 2018.
50 anni e non sentirli.
Odissea nello spazio.
Odissea in noi stessi.
Il grande cinema al cinema.