domenica 4 giugno 2023

Ciao Ennio...

 Con te caro Ennio se ne va un pezzo importante del mio cammino lavorativo.

Come ogni uomo sei stato prima figlio, poi compagno e padre. Per me sei stato un collega, un esempio, un amico, un riferimento.

Quando iniziai la mia avventura nel cinema cittadino, dopo il corso per acquisire il patentino da proiezionista a Milano, fui tu ad accogliermi e ad insegnarmi il lavoro.

Sei stato amato da tutti per i tuoi modi semplici, diretti, spontanei.

Avevi sempre una parola buona per ognuno e quando brontolavi lo facevi con grazia, senza veemenza o rabbia. E se raramente capitava dimenticavi facilmente.

Abbiamo vissuto anni felici con le sale gremite, doppi spettacoli serali in settimana, la pellicola che ogni tanto s'inceppava con gli spettatori ululanti in sala.

Quante persone abbiamo conosciuto, quanti personaggi strambi che ci strappavano un sorriso, le lunghe code da fronteggiare al botteghino, le ronde in sala per mantenere il pubblico calmierato. Era la mia passione e tu mi hai sempre aiutato a coltivarla, spronandomi a crescere.

Per entrambi purtroppo non è andata come allora pensavamo, speravamo.

Io ho provato a fare il passo diventando esercente con altri soci ma dopo solo due anni ho provato sulla mia pelle quanto il carrozzone costava e quanto era cambiato, seppur non ancora stravolto dal Covid e dalle piattaforme casalinghe. La fine per me di un sogno, la caduta degli dei.

Per te il conto è stato da subito piu'salato. La pensione come prefigurazione di una serenità guadagnata sul campo si è ben presto trasfigurata in un cammino sempre piu'complesso con i problemi fisici che ti assilavano. Fino ad oggi, il viale del tramonto.

Cullo ora i ricordi di quando dopo l'ultimo intervallo serale, ripulito il bar, sedevi accanto a me sfinito dalla giornata lavorativa mentre io mi rilassavo con la lettura di un libro o di una rivista. A volte ti appisolavi, altre mi ascoltavi raccontare storie locali, o della nostra amata Signora o delle biciclette che tanto ti appassionavano.

E la volta che la folla ad una premiere di uno dei capitoli de "I pirati dei caraibi" ha premuto verso l'ingresso facendo esplodere letteralmente una porta vetrata ferendoti in piu' punti; un martire del cinema ti sfottevamo nelle settimane seguenti.

Il tuo amore per i western ed in particolare le sparatorie; le numerose occasioni che ti sacrificavi in presenza nella hall per mandarmi a mia volta a rivedere inummerevoli volte scene di film che mi piacevano o trovavo interessanti.

La volta che in cabina all' Odeon il proiettore dove era montato il primo tempo del film invece in automatico di fare il riavvolgimento sulla bobina come da procedura, lo fece fuori dai rulli ammassando in una caotica bellezza una metratura straordinaria di pellicola sul pavimento. Una scena di rara bellezza che sul momento divenne paurosa per il sottoscritto che non riusciva a raccappezzarsi su ciò che doveva fare per recuperare il tutto senza compromettere la proiezione tra graffi possibili e sporcizia nei fotogrammi.

Tante piccole avventure che riaffiorano oggi nella mia memoria grazie purtroppo alla tua prematura dipartita caro Ennio.

Ti ringrazio per la tua dolcezza ed il tuo sorriso timido.

Avrei tanto voluto vederti un'ultima volta per ricordare i tempi che furono; lo abbiamo fatto telefonicamente negli ultimi anni, ma non è la stessa cosa.

La carezza che non ti ho dato in quest'ultimo periodo la darò nei prossimi giorni a Laura, Gilberto e Giulia che tanto hai amato e voluto bene.

E ad Agostino, il tuo grande amico, a mia volta collega, borbottone di prim'ordine dal cuore d'oro come te. Per noi Bang Bang, nominato così da quando si fermava continuamente a fine proiezione a canticchiare piu' sere consecutive l'omonima canzone nei titoli di coda di KILL BILL 1...

 Grazie Ennio per essere stato parte della mia vita; hai rappresentato e rappresenterai sempre un periodo straordinario ed irripetibile dove il lavoro era proiezione dei nostri sogni. Non c'erano festività nè weekend per noi ma c'era tanta soddisfazione nel regalare cortesia e accoglienza ai clienti occasionali o quelli abituali.



Come diceva Moretti "Sogni d'oro" caro amico...

 

 


domenica 28 maggio 2023

THE GOONIES

 1985.

Gli anni dell'inizio della mia formazione cinematografica, in primis grazie alle vhs.
Questa sera, come spesso accade nell'ultimo periodo, al canto delle sirene delle varie piattaforme cedo volentieri all'amarcord nostalgico della mia adolescenza.
Ma tranne pochi casi, in cui il  mio sguardo si trova disorientato, o stravolto dall'esperienza visiva pregressa o ancor peggio regressa, ritrovo sempre il calore di ciò che mi ha permesso d'innamorarmi di questa magnifica passione.
Potrei citare ALIEN, BLADE RUNNER, INDIANA JONES, RITORNO AL FUTURO, GREMLINS tanto per far comprendere le basi di ciò che si è trasformato negli anni in approcci sempre più stratificati ed impegnativi con cinematografie altre, oltre.
Ma la mia riflessione odierna non verte sul film in sè, cult quasi istantaneo, ma sulla libertà creativa di quegli anni, che ha plasmato i cinquantenni di oggi promettendo un futuro che si è rivelato un passato senza futuro.
Queste pellicole, niente digitale ovviamente, rispondevano ad un mercato totalmente diverso da quello di oggi senza la perversione degli algoritmi imperanti ed il tramonto delle sale cinematografiche. Era indubbio che allora la produzione avesse tempi dilatati, i registi una libertà più flessibile e la società un ottimismo poi rivelatosi eccedente.
Ma questi fattori hanno creato i pressuposti per una cinematografia sognante americana senza paragoni nella decade precedente e con pochi seguiti in quella successiva. Oggi sembra veramente fantascienza. E si guarda alla maggioranza di quei registi non più come a mestieranti ma come autori.
I GOONIES sono un esempio perfetto di equilibrio di quel felice periodo partendo da una storia lineare, avventurosa con inserti fantasy, illuminata da una troupe di giovani attori credibili e carismatici. Il tutto baciato da un ritmo travolgente, un minutaggio esemplare ed un happy ending ottimista.
Un trionfo di speranza e di buonumore che oggi ci sogniamo.
Oggi che il cinema in sala fatica, oggi che i film durano mediamente più di due ore, con avvertibili buchi di sceneggiatura o lungaggini rutilanti.
Con il paradosso che si sfornano continuamente remake aggiornati ma sempre deludenti ed appiattiti rispetto gli originali con un saccheggio sistematico dell'immaginifico degli anni '80; "Stranger thing" è l'emblema di ciò che voglio esprimere.
Quando riesce bene è godibile ma mai come il prototipo ma quando va male il political correct prende il sopravvento soffocandone l'essenza.
Tralasciando la regia, che se non è invisibile, quindi funzionale, diventa tronfia o slegata dalla sceneggiatura, sempre o quasi povera di spunti, quindi banale.
Lo spirito di queste opere viene sistematicamente tradito, violentando la semplicità di un racconto che veniva colto dal grande pubblico senza un approccio snob, con la bravura di creare mondi accessibili a tutti, senza rinunciare alla stratificazione delle tematiche coivolte.
Una libertà creativa che oggi è calpestata sistematicamente dall'industria dell'intrattenimento sempre più attenta a far quadrare i bilanci e a trasformare i contenuti rendendoli facilmente riconoscibili e masticabili in una sorta di fast food visivo globale.
Sono veramente grato di essermi formato nei decenni che vanno dagli 80 ai 2000 perchè mi rendo conto ora della grande fortuna di aver assimilato cinema, musica e letture che hanno segnato il mio gusto dandomi la possibilità di scoprire man mano le decadi precedenti con rinnovato spirito e nuovo sguardo.
Ma ciò che vedo e ho visto negli ultimi anni mi sta allontanando dai  miei interessi;
salvo poi ritrvarmi con i miei amori giovanili o seguenti per sognare ancora una volta sul grande o piccolo schermo.
Qualcuno penserà sia crisi di mezza età ma personalmente sono convinto sia crisi di questa società sempre più ancorata ad una concretezza sterile, mentre le radio suonano canzonette banali, le tv raccontano zuffe da quartiere, amori di secondamano, gli schermi vomitano fiction spacciate per opere meritatorie.
La realtà è che si stava meglio quando si stava peggio.
Sloth vale tutto o quasi Pandora?
Vi lascio con questa titanica domanda...