martedì 3 giugno 2014

MALEFICENT

"La gente fortunata, così è detto,
  incontra la fortuna pure a letto."

Così si conclude una delle più famose versioni antecedenti la fiaba poi divenuta definitiva come la conosciamo oggi di Perrault, ovvero "La bella addormentata nel bosco". Fonte di inesauribile interesse oltre che d'ispirazione il saggio sempre evergreen di Bruno Bettelheim dal titolo esauriente: "Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe". Doverosa la citazione per affrontare un 'opera cinematografica che rientra in un piano attuato dalla potenza Disney per ora purtroppo terribilmente fallimentare; il giochino è quello di prendere in ordine quasi cronologico i classici di animazione che hanno incantato milioni di generazioni trasformandoli con le tecnologie odierne in live-action spettacolari, rigorosamente nella confezione del 3D imperante. Antecedente "Alice in wonderland", forse il peggior titolo dell'intera carriera registica del promettente Burton, con un Depp al declino divistico, straordinariamente invadente in gigioneria ormai insostenibile. Sulla carta, come in altri famosi progetti della storia del cinema, l'autore giusto per poetica e sensibilità, partorisce infine un topolino anoressico e grigiastro. La pellicola vivendo sulla scia dello straordinario successo di "Avatar", uscito pochi mesi prima, beneficia della novità 3D incassando al botteghino una cifra esorbitante, dando purtroppo in là a una serie di film che paradossalmente invertiranno in un lampo la fortuna della nuova, vecchia in realtà, tecnologia. Lezione sia per i grandi studios sia per gli spettatori esigenti: non tutti si chiamano James Cameron e se si vuole fare i furbetti si accettino poi le conseguenze; il film di Burton ,come i seguenti in 3D, per sfruttare l'onda  era stato girato normalmente e poi gonfiato in stereoscopia con un semplice programmino del pc, generando un effetto posticcio e alquanto deludente dopo la foresta di Pandora che aveva riempito i sogni e gli occhi di tutti gli spettatori del mondo. Con ciò anche i migliori effetti speciali di questo mondo hanno pur sempre bisogno di una bella storia per brillare e trovare casa adatta; ricordiamoci che non sono fini a sè stessi, ma sono strumenti imprescindibili sì ma pur sempre solo strumenti. Se diventano l'elemento fondamentale come nei blockbuster hollywoodiani degli ultimi anni riempiono gli occhi, ma inaridiscono il cuore. Eccoci arrivare al dunque, alla cara Malefica che nella pellicola d'animazione del 1959 era l'incarnazione del Male assoluto, nonchè il personaggio cardine dell'intera fiaba omonima, nonostante le licenze che allora già la Disney si era presa. Qui con la splendida incarnazione della star Jolie promette faville e regala sbadigli. Demerito di una sceneggiatura debole e troppo lineare, di una regia poco ispirata e di personaggi veramente per nulla memorabili, anzi nel caso delle fatine a dir poco irritabili. Ora la domanda sorge spontanea...mancano sceneggiatori capaci o in realtà mancano spettatori preparati? Questi blockbuster sono lo specchio dei nostri tempi, e questi tempi richiedono prodotti preconfezionati, digeribili in fretta, spettacolari ma non riflessivi, per alimentare una bolla di vacuità elementare in un mondo di prodotto superficiale. Qualche sussulto ogni tanto arriva dal mondo dei superereoi con materiali più sofisticati, ma se si gioca nel campo delle famiglie meglio non rischiare; finiti i tempi magnifici della Pixar con capolavori che resteranno nella storia dell'animazione. Qui basta un pizzico di gotico, il physique du role della Jolie, una fiaba famosa anche se stravolta e il piatto è servito. Freddino. Peccato. Poco condimento. Sul piano filologico è una debacle per via della perdita costante del significato originale delle fonti, stravolgendole a proprio piacimento per darle in pasto ad un pubblico sempre meno attento e sempre meno bisognoso di approfondimenti, sballottato tra un prodotto e il seguente, a volte senza neppure il tempo materiale per riprendersi. Trailer, pubblicità alla radio, cartelloni in città, passaparola, figli che reclamano la visione senza se e senza ma. Ci hanno fatto diventare diabetici. La notte dei morti viventi. L'allegoria del mondo di oggi. Perdiamo la complessità, la ricchezza stratificata dei documenti orali, della scrittura prima delle immagini. La riflessione perde velocità nell'immediatezza della visione, troppe poche volte visionarietà. Le fiabe dei Grimm, spaventose e terrificanti alla radice, vengono snaturate e dimenticate; la morale odierna, perversa e superficialmente trionfante, cerca e trova redenzione nel Male relativo, dimenticandosi di rappresentare il Male assoluto, quello che invece il vecchio ordine esaltava senza giustificarlo per renderlo reale, tangibile. Per ricordarci che esiste e che va combattuto, debellato a costo di sacrifici e lotta continua. In questo la pellicola del 1959 è avanti anni luce a quella odierna; o forse è questa che è tornata ai secoli bui? In attesa del prossimo adattamento di "Cinderella" non posso fare altro che constatare che negli ultimi anni la vera libertà creativa si è sempre più spostata in tv, soprattutto nelle reti via cavo statunitensi. Basta per rimanere in tema citare la serie "C'era una volta", non un cult certo ma capace di presentare un lavoro dignitoso, rispettoso perchè rielaborato con passione e intelligenza. Nel passato della celluloide ripesco il flop di Scott "Legend", pasticcio al ralenti sì, ma quanta classe nell'inquadratura d'autore, mancante ai mestieranti odierni; o il piccolo capolavoro "Labyrinth", partorito da quel genietto di Henson, ancor oggi baluardo del fiabesco gotico dark. Le alternative a questo stillicidio da appiattimento culturale
ci sono ma vanno cercate con il lumicino nel passato e con il recupero consapevole degli strumenti adatti per capire e tramandare il significato delle favole. Meritiamo tutti di più da queste operazioni commerciali, bimbi compresi. Soprattutto oggi dove tutto l'entertaintment è un grande fratello globale. La Jolie lo sa e ha le sue buone colpe; ci fa credere che le streghe cattive non esistono o meglio non lo sono mai del tutto, perchè hanno una genesi. Invece mai come ora il Male è senza giustificazioni. Malefica perde le sue ali non per vendetta ma per distrazione. Rieduchiamoci ed educhiamo alla riflessione dietro alla visione, attraverso una critica sì morale ma anche analitica e passionale. Il mondo incantato non può essere svenduto in modo così banale e becero. Difendiamolo attraverso letture e visioni che lo alimentino e lo valorizzino sia come evasione sia come metafora della lotta tra luci e ombre del nostro mondo interiore. Om mani padme hum.





"Guai a chi costruisce il suo mondo da solo.
  Devi associarti a una consorteria
  di violinisti guerci, di furbi larifari,
  di nani del Veronese, di aiuole militari,
  di impiegati al catasto, di accòliti della Schickerìa.
  E ballare con loro il verde allegro dello sfacelo,
  le gighe del marciume inorpellato,
  inchinarti dinanzi al volere del cielo.
  Guai a chi sulla terra è sprovvisto di santi,
  guai a chi resta solo come un re disperato
  fra i neri ceffi di lupi digrignanti."

  Angelo Maria Ripellino