giovedì 23 agosto 2018

CIVILTA' PERDUTA

Viviamo in anni bui dove pochi squarci di cinema puro riescono ad illuminare il cielo fitto di nubi.
Tra blockbuster inutili, vuoti, empi e serie tv sempre più roboanti, consumistiche e abbaglianti ogni tanto il paziente tintinnio della speranza bacia i nostri occhi stanchi e spenti.
Ci pensa James Gray a darci una boccata d'ossigeno con un'opera anacronistica, fuori dal Tempo o meglio lontano da questo tempo, così fecondo ma nello stesso tempo così poco interessante. Il regista sa il fatto suo dimostrandolo in passato con ottimi film tra cui lo splendido "Two lovers" con il suo attore feticcio di allora, l'immenso Joaquin Phoenix.
Qui il racconto di un'ossessione si fa Mito tra tempi dilatati e riprese ipnotiche.
Tutto nel rimando costante ad un classicismo che non si usa più, che anzi fa paura perchè così vetusto rispetto al ritmo frenetico dell'immagine contemporanea, bulimica, a volte disturbante. Aria fresca che meritava essere vista sul grande schermo ma che conserva forza e onestà nella visione casalinga. Chiaramente il rimando al romanzo di riferimento e ai fatti realmente accaduti come sempre avvalorano la narrazione abbandonandosi ad un'esplorazione fisica e ancor più dell'anima.
Una pellicola preziosa per la sua fede nel cinema classico e immaginifico che riappacifica con il ritmo lento dello sguardo più autentico, riflettendo nello stesso tempo sul racconto e sulla ricerca febbrile di un'alternativa al conosciuto.
Ogni passo nella giungla è una promessa.
Ogni segno sul cammino una speranza.
Ogni imprevisto una sfida.
Questo è un film da assaporare, godere e centellinare come acqua fresca, limpida in un deserto di opere gridate, povere e superflue.
Per questo visto da pochi, pochissimi; un progetto in partenza kamikaze.
Ma la poesia vera è maneggiata da pochi incoscienti, soprattutto al cinema; soprattutto nel cinema indipendente americano.
Lunga vita a Gray, al suo lavoro, alla sua potenza visiva, alla sua abilità narrativa.
Lunga vita a noi spettatori che crediamo ancora in un cinema che sogna con ambizione prendendosi il tempo che deve e fregandosene della velocità esasperata del quotidiano.
Come un romanzo romantico, come Conrad ed il suo cuore buio, come Coppola e la sua apocalisse, così Gray pone il suo sigillo alla ricerca di una civiltà distrutta dai barbari e rinnegata.
Siamo sicuri che loro erano i barbari e noi i moderni?
Gli spettatori di oggi cosa sono? I nativi digitali che guardano film a consumo sui tablet?
La civiltà perduta che rimpiango è quella della mia adolescenza dove andare al cinema era un rito, dove parlarne con gli amici era un'occasione di scambio, dove la velocità era un lusso. Ora tutto è troppo, tutto è subito, tutto ci asfissia senza possibilità di ragione critica, senza molte volte la voglia di trasmettere la sensazione di una cosa bella agli altri.
Si stava meglio quando si stava peggio.
Cuore di tenebra nei nostri occhi così stanchi, così chiusi, così arrendevoli.
Voglio lontananze d'azzurro cantava Battiato...
Poesia senza fine.
Giungla d'asfalto.
Aspettando i barbari.
Perduto amor.
Mr. Gray...

 https://www.youtube.com/watch?v=4MXtEAAwC2A

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